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Verità e menzogne su un delitto che ha cambiato la storia

Ugo G. Caruso a Mazzano Romano rivela i retroscena del complotto contro John F. Kennedy a mezzo secolo dall’attentato di Dallas

Per i Giovedì dell’EdA, curati da Claudio Corvino insieme alla Biblioteca Comunale di Mazzano Romano, a meno di 50 Km da Roma, sulla Cassia Bis, giovedì 21 novembre, alle ore 17.00, Ugo G. Caruso terrà un incontro sul tema “Il complotto contro John F. Kennedy. A 50 anni dall’attentato di Dallas, verità e menzogne sul delitto che ha cambiato la storia”.

Per conto di chi, come e perché fu ucciso John Fitzgerald Kennedy?

L'omicidio di JFK 50 anni dopo, analisi dell'attentato che cambiò la storia

La sindrome del grande complotto nel cinema liberal americano in un incontro a cura di Ugo G. Caruso all’Alphaville.

Martedì 19 alle ore 21 nei locali del cineclub romano (v. del Pigneto, 283) serata speciale per il cinquantenario dell’omicidio di John F. Kennedy aperta da una conversazione di Ugo G. Caruso sul tema “Il sogno infranto della Nuova Frontiera e la sindrome postkennedyana del grande complotto nel cinema americano degli anni sessanta e settanta”. Un ampio excursus nel corso del quale Caruso esaminerà film ed autori partendo da quanti anticiparono la tragedia di Dallas o ne rappresentarono gli scenari che l’avevano determinata (John Frankenheimer), per passare a quelli che metaforizzarono la paranoia collettiva seguita alla “perdita dell’innocenza” (Artur Penn, Arkin/Feiffer, Francis F. Coppola) e arrivare a quanti andando oltre le verità ufficiali, tentarono di ricostruire l’accaduto o vi ispirarono (David Miller, Stanley Kramer, Sidney Pollack). Un nervo ancora scoperto della Storia americana recente che percorre pure tutto il cinema contemporaneo (Brian De Palma, Oliver Stone etc.)A seguire verrà riproposto The Parallax View (in Italia “Perché un assassinio”) capolavoro di Alan J. Pakula del 1974 interpretato da Warren Beatty, un raffinato e avvincente thriller politico che suggerisce un’inquietante chiave di lettura dei fatti.

Addio a Piero Mazzarella, grande interprete del teatro meneghino e simbolo di una Milano che non c'è più

di Ugo G. Caruso *

Se n’è andato pochi giorni fa, com’era nell’ordine delle cose, ma la sua morte mi ha comunque addolorato perché per Piero Mazzarella provavo una simpatia ed una stima particolari. Forse perché ai miei occhi e certamente non solo ai miei, rappresentava più di ogni altro quella di Milano che non esiste più e dalla quale attraverso la televisione quelli della mia generazione si sono sentiti molto formati. Anni fa avrei voluto dedicare una serata telesaudadista alla Milano televisiva, ovviamente quella degli anni del bianco e nero, ma il progetto è cresciuto troppo fino a complicarsi e a diventare di difficile realizzazione. E comunque per il futuro non è detta l’ultima parola. Ovviamente nell’ampia antologia di artisti cui pensavo (Milly, Marcello Marchesi, Tino Carraro, Walter Chiari, Gino Bramieri, Franca Valeri, Gianrico Tedeschi, Strehler, Grassi, Carpi, Fo e Rame, Franco Parenti, Celentano, Gaber, Jannacci, Ornella Vanoni, I Gufi, Tino Scotti, Lia Zoppelli, Franco Volpi, Sandra Mondaini, Adriana Asti, Anna Maria Guarnieri, Giulia Lazzarini, Carla Fracci, Cochi e Renato e tantissimi altri) non sarebbe mancato un tributo affettuoso a quel magnifico milanesùn di Piero Mazzarella.

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