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Lavorare? Uno sport estremo

Meglio morti che licenziati

Lavorare stanca? No, uccide. Eccola la inconfessabile verità che il Capitalismo del Terzo Millennio non riesce più a nascondere. Si era teorizzata la fine del lavoro. Oggi nel mondo globalizzato, stante l’era post-industriale ci sono più operai che nell’era industriale. Tanti sono, quanti meno diritti hanno mai avuto, dai tempi de “La condizione della classe operaia in Inghilterra” di Frederich Engels, quello che con Marx ebbe l’ardire di scrivere “Il manifesto del partito comunista”.

Senza diritti, che si vive a fare? Lo deve aver pensato Emanuele, che a 28 anni si è impiccato nel posto di lavoro, quel posto che aveva perso.

Senza prospettive di lavoro, che vivo a fare? Lo deve aver pensato l’operaio di Bergamo che si è cosparso di benzina e si è dato fuoco, in una piazzola dell’Autogrill. Come un bonzo, ai tempi della guerra del Vietnam.

La classe operaia voleva andare in Paradiso. È finita nel girone infernale della sfruttamento, dell’indifferenza, dell’oblio di una Paese che aveva fatto dei lavoratori la locomotiva che trainava la società tutta intera, pure quella dei colletti bianchi verso piccoli ma significativi traguardi: giustizia sociale, uguaglianza, rispetto ed estensione dei diritti, solidarietà verso i più deboli.

L’Italia è diventato il Paese in cui si muore sul posto di lavoro, in cui non c’è rispetto della dignità di chi lavora, in cui la precarietà è la norma senza norme, in cui l’estremo atto di protesta contro le regole del mercato, il suicidio, merita più o meno quattro righe in cronaca.

L’Italia è diventato il Paese in cui nessun rappresentante della Sinistra sente neanche il dovere di andare al funerale di una vittima dello sfruttamento.

Neppure a Rosarno, dove la Vandea razzista e camorrista ha messo in atto il linciaggio collettivo contro i nuovi schiavi delle arance, si è visto un deputato, un consigliere regionale, un funzionario di partito farsi avanti, per difendere la dignità di chi lavora.

L’Italia è diventato il Paese che legge distrattamente dei 35 suicidi alla France Telecom come fosse una fatalità lontana da noi.

L’Italia è diventato un Paese che non sa più salire sul tetto di un fabbrica che sta per chiudere per l’ingordigia dei proprietari. L’Italia preferisce dividersi tra il lettone di Putin e il lettino di una massaggiatrice che manipola sapientemente la libido del Capo della Protezione Civile.

Dopo Tangentopoli venne la Casta, poi abbiamo scoperto la Cricca. Ma dimentichiamo un vecchia conoscenza: la lotta di classe. Che nel frattempo si svolge al contrario: silenziosa, feroce, implacabile.

di Marco Ferri - www.marcoferri.com

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