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Canzone in Viola

Composta da Carlo Marchetti nei giorni del NoBday

Il testo

Viola la legge, viola lo stato
Viola il rispetto di chi l' ha votato
Viola l’etica, viola la morale
Viola è un colore costituzionale

Viola il mercato e l’economia
Viola la Corte e la sua autonomia
Viola la vita e viola il diritto
Viola è il colore di chi non vuol star zitto

Il nano non è il nostro presidente
Chi lo dice è il popolo e non è “la gente”
Il nano non è il nostro presidente
C’è differenza tra un cittadino ed un cliente

Il cliente si compra, si conquista e si seduce
Il cittadino è sovrano e non vuole nessun duce
Ci vuole cultura se si vuole lottare
Lo sdegno non basta e non basta sperare

Ci vuole coraggio per cambiare le cose
Coerenza e unione non vanno divise
Non è prepotenza ma partecipazione
Le parole son morte, ora si passa all’azione

Il nano non è il nostro presidente
Chi lo dice è il popolo e non è “la gente”
Il nano non è il nostro presidente
Lo gridiamo con forza è un impulso imminente

Si muove la massa, il popolo è sovrano
la situazione è vero, è sfuggita di mano
Troppa tv, denaro e corruzione
Se serve, sia chiaro, sarà rivoluzione.

La storia ci insegna che il potere va diviso
Viola è l’Italia da Palermo a Treviso
Viola è il presente, e lo sarà in futuro
Ed ora tutti in coro Berlusconi........

bip, bip, bip, bip..........!!!

La storia

Come nasce una canzone

di Carlo Marchetti

E’ dal web e dalle serate con gli amici che è nato tutto. Passo ore in rete e la mia pagina facebook è quasi sempre aperta. Ormai uso il magico mondo di “FB” per ogni cosa, per ricordarmi gli eventi culturali a cui voglio partecipare, per informarmi, per aggiornarmi, per kazzarare e per salutare vecchi e nuovi amici. Ho ritrovato quel senso di comunità che tra il lavoro e la famiglia avevo ormai perso. Sono io che decido cosa voglio sapere, non è la tv. Poi “condivido”, quindi non sono solo un utente passivo ma sono attivo e mi piace.
In un click raggiungo amici lontani abbattendo non solo la distanza spaziale ma anche quella temporale, senza disturbare come succedeva all’epoca del telefono.

E’ proprio da facebook che è nato tutto questo. Era una sera di novembre del 2009, quando lessi che ci sarebbe stata una manifestazione a Roma per chiedere le dimissioni del nostro Presidente del Consiglio. Come sarebbe a dire? Le dimissioni? Mentre una fittizia opposizione leccava le scarpe al suo padrone, vedevo nascere un movimento libero e spontaneo che seguendo quegli istinti primordiali dell’uguaglianza e della libertà, chiedeva a gran voce un processo giusto per definire le accuse a carico di Silvio Berlusconi. Finalmente! Anche io sento la necessità di sapere se chi mi governa rispetta i valori costituzionali che amo e che ho imparato ad amare. Ma chi c’era dietro questa assurda manifestazione popolare? Incredibile! Solo dei cittadini stanchi di essere confusi. Nessun politico, nessun giornale, nessuno sponsor e nessuno scherzo. Solo dei cittadini….proprio come me! Evviva! Nessuna bandiera, nessuna ideologia. Solo un proposito: dimissione. E solo un colore il viola…così, forse perché va di moda, forse perché nessuna formazione politica lo usa…o forse solo perché viola è anche la terza persona singolare del verbo violare. Non lo so, ma una lampadina si era accesa nella mia testolina.

Così il 5 dicembre, accompagnato da mia moglie incinta di 4 mesi, mi vesto di viola, ci vestiamo di viola e andiamo a Piazza Esedra. “Pronto!? Do stai? A San Giovanni? Come non c’è nessuno? Neanche qui a Piazza Esedra c’è nessuno…solo uno con la bandiera di Forza Italia…davvero!...credo che sta manifestazione è ‘na sola!” Era mio cugino, con suo figlio di sei anni. Ci saremmo dovuti incontrare, ma come al solito non si eravamo capiti. “Vabbè dai, ci facciamo una passeggiata, magari riprendiamo il gruppetto…staranno facendo un corteo…che ne so se è saltato tutto!? Qui c’è un po’ di polizia, vado a chiedere…a dopo”. Mi indicano via Cavour, cominciamo a camminare. Giriamo l’angolo e ci troviamo dietro 4 camionette della polizia e un cordone di un centinaio di celerini. Minchia!

Attacco mia moglie allo zaino, imbraccio la macchinetta fotografica e penso di risalire il corteo, come facevo a vent’anni, senza moglie e senza una quasi figlia. Si parte. Superiamo il cordone della pula e davanti a noi troviamo un fiume infinito di teste viola che scorre ordinato e silenzioso. Ci tuffiamo in questo fiume e cominciamo a nuotare e scattare foto e a ridere e a scherzare e a ballare e a parlare e a credere ancora una volta che “un altro mondo è possibile”

Squilla il telefono “che dici?! Come a San Giovanni non c’è nessuno!? Stiamo per arrivare non preoccuparti…si li ho trovati…siamo un bel gruppetto” mia moglie ride, la folla allegra e viola è emozionante “…se c’è il palco?! Dai tranquillo aspetta che tra mezz’ora ci vedi arrivare” Con passo veloce risaliamo il corte, ma più risaliamo e più le persone diventano numerose. Scatto foto ai carri, alle maschere, agli striscioni, sembra quasi che in Italia esista davvero una passione politica. Sembra. In tv non se ne parla. Come mai?

Mi viene voglia di cantare, di urlare, di ballare e soprattutto di tornare a sperare. Incontriamo persone che vengono da Cagliari, da Bologna, da Napoli, da Firenze, da Aosta, da ogni angolo dell’Italia. Ho la sensazione che l’Italia sia Unita e che sia tutta li quel pomeriggio. Tutta.

A via Labicana sento cigolare, è mia moglie che mi dice che se non voglio un parto un bel po’ prematuro dobbiamo rientrare. Un po’ mi rode, ma capisco. Vorrei salutare tutti prima di arrendermi ma capisco che non è il caso. Saluto solo mio cugino, lo chiamo e mi dice che Piazza San Giovanni si è riempita in un attimo e che per quanto lui possa essere in un ottima posizione dubita anche lui che riusciamo ad incontrarci. Ci salutiamo, felici ed anche un po’ gasati.

I giorni a seguire la tv ne parla, ma giusto per dovere di cronaca. Berlusconi prende la duomata in faccia e qualcuno relaziona le cose. Il “NoBday” è passato, e nonostante il Natale, io ho addosso ancora una forte sensazione di speranza. Non pensavo di tornare a provare quel tipo di sensazione. Che bello.

Devo fare qualcosa. Devo dare anche io il mio contributo a questo movimento. Scopro sempre da facebook che i promotori e sostenitori di quest’onda viene chiamata “popolo viola”. Ma cosa posso fare? Non ho soldi per contribuire, non faccio il giornalista per documentare e non ho tanti amici da coinvolgere. Sono solo un attore pigro e parecchio confuso.

Mentre guardo le foto del NoBday, che pubblico ovviamente su FB penso al colore Viola e al verbo violare. E scrivo un testo in quartine, senza badar troppo alla metrica, cerco solo di essere libero.

Finalmente incontro mio cugino. E’ capodanno. Andiamo con le nostre famiglie in un casale in campagna. C’è voglia di natura e di compagnia, di calore e di intimità, di spensieratezza e di allegria.

Mio cugino come al solito prende la chitarra, mio fratello come al solito schiarisce la voce per cantare le loro canzoni, mentre le nostre mogli e i nostri figli scappano, come al solito. Io prendo il testo con scritto al centro “Viola”e lo do a mio fratello che comincia a cantare sulle note strimpellate di Fabrizio. Gli altri cugini si avvicinano, uno accende la telecamera, un altro apre l’ennesima bottiglia di vino. Si improvvisa.

Nei giorni seguenti il video viene pubblicato su youtube e condiviso da tutti noi su FB. Siamo una famiglia molto numerosa. Viene condiviso anche dai nostri amici. E poi dagli amici dei nostri amici. Arrivano molti commenti e apprezzamenti. Pensavamo più a delle prese in giro, invece erano tutti commenti incoraggianti. Ci scrivono anche molti sconosciuti. Decidiamo di formare un gruppo musicale. Un trio anomalo, composto da un chitarrista, un cantante e un attore. Un trio strano, operaio e improvvisato. Ci diamo un nome. Fabrizio propone Sisalvichipuò, Fabio propone la sintesi Chipuò Band. Alla fine decidiamo per La Banda di Kipuo, e dato che “noi possiamo” il nome ci sembra appropriato.

Creiamo subito un myspace e una pagina su FB. E mentre aumentano i consensi e le visualizzazioni vengono coinvolti altri amici musicisti che arricchiscono con la loro esperienza e sensibilità anche altre canzoni, ma anche dei monologhi. Esce roba strana. Ma ci divertiamo, ci sfoghiamo. Si, ci sfoghiamo, ma non abbastanza.

Dalla rete del “Popolo Viola” cominciano ad arrivare inviti e apprezzamenti. I primi sono da Torino, poi Firenze, Modena, Napoli. Purtroppo non siamo draghi del web e gli inviti li leggiamo sempre almeno un giorno dopo dell’evento. L’unico evento che riusciamo a beccare è stato il flash–mob nella Stazione di Bologna del 6 Febbraio.

Partiamo io, Fabio, Fabrizio con la chitarra e Aka con il jumbè, un'altra cugina, appunto!

Come arriviamo alla stazione, troviamo una cinquantina di persone un po’ violacee con dei cartelli con la scritta “Legittimo un cazzo”, che canticchiava la nostra canzone e addirittura tre ragazzi armati di chitarra a ripassare gli accordi.

Dopo aver cantato per 10 minuti la nostra canzone con 50 sconosciuti alla Stazione di Bologna e aver salutato le guardie che prontamente ci hanno raggiunto, siamo tornati a Roma.

Ora siamo a ridosso dell’evento nazionale a Piazza del Popolo del 27 febbraio. Continuano ad arrivare commenti, apprezzamenti e inviti. Qualche decina di Violetti ci scrive che vuole vederci sul palco il 27. A noi certo piacerebbe ma non nego che ci tremano le gambe. L’unico pubblico a cui siamo abituati sono i nostri figli quando li mettiamo in castigo, figuratevi l’entusiasmo del nostro pubblico più affezionato.

Ora non so se saliremo sul palco per dare il nostro contributo alla causa del popolo viola. Ma so solo che se dovessero avere un minimo di fondamento questi inviti, per noi non sarà affatto un onore partecipare, ma soltanto un dovere.

Crediamo che debba essere per tutti cosi. La difesa della Costituzione è un dovere e ognuno dovrebbe fare tutto ciò che può. Dato che noi possiamo, lo facciamo. Almeno fino a quando sarà possibile farlo.

La Banda di Kipuo.

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