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Rifiuti spaziali - di Andrea Dosi

Da un po' di tempo circola la notizia che un modo alternativo e forse risolutivo per smaltire le ecoballe, sia quello di scagliarle alla deriva dell'universo; ma lanciare i rifiuti nello spazio per ridurre o addirittura eliminare il problema dal nostro pianeta, magari addirittura spedendoli sul sole per farli bruciare nella sua atmosfera rovente, pensare di risolvere il problema dei rifiuti di difficile smaltimento, come le scorie nucleari o materiali di scarto tossico/nocivi delle industrie chimiche inviandoli nello spazio profondo è per adesso pura fantascienza.

Ci sono due problemi: gli esseri umani producono una quantità abnorme di rifiuti, e lanciare i razzi carichi di rifiuti nello spazio è eccessivamente costoso. E' stato stimato che il lancio dei materiali su uno Space Shuttle avrebbe un costo di circa 22.000 dollari al chilogrammo.

Immaginiamo però che la tecnologia evolva fino far costare un lancio 1000 dollari al chilogrammo (ma è pura utopia almeno per i prossimi 30 anni); gli Stati Uniti però producono da soli circa 208 milioni di tonnellate all'anno di rifiuti, quindi un eventuale lancio a costi economici ridottissimi costerebbe ai soli Stati Uniti 208 miliardi di dollari l'anno. Per avere un termine di paragone, il nuovo budget della Nasa per il 2013, sarebbe di circa 18 miliardi di dollari. Quindi lanciare rifiuti nello spazio costerebbe di più del budget annuo della Nasa; anche ammettendo che non tutti i rifiuti vengano spediti nello spazio, ma solo una parte, i costi sono ovviamente esagerati. Tralasciando il pericolo di un eventuale incidente di uno Shuttle carico di scorie radioattive o di rifiuti tossici, che esploda nell'atmosfera. Sarebbe un danno incalcolabile!

L'idea di trasformare lo spazio in una discarica della terra non sembra quindi per adesso percorribile: già oggi, del resto, il Dipartimento Usa dell’energia stima che il costo dell’elettricità prodotta con il nucleare nel 2020 sarebbe superiore a quello di tutte le altre fonti, eolico compreso. Aggiungendo i costi dell’ipotetico smaltimento «spaziale» delle scorie, si arriverebbe a valori davvero esorbitanti! A parità di investimento, quello nell’efficienza energetica crea da tre a quattro volte più posti di lavoro, rispetto a quello nella costruzione di centrali nucleari o convenzionali. Senza produrre, com’è ovvio, né inquinamento dell’aria, né scorie nucleari, né pericoli di incidenti catastrofici, né dipendenza da importazioni di combustibile (anche l’uranio per un eventuale nucleare «italiano» dovrebbe essere importato da Paesi come Russia, Niger, Kazakhistan, Uzbekistan).Va aggiunto che, secondo autorevoli studi (APAT 1999, Politecnico di Milano 2007), il potenziale di risparmio nel settore elettrico in Italia supera il 40 per cento dei consumi attuali. Continuare quindi ad investire sul nucleare conviene soltanto a chi l'energia elettrica la vende, non ai cittadini che ne usufruiscono, né tantomeno all'ambiente. E pensare di sparare le ecoballe nello spazio con metodi al momento fantascientifici, porta fuori strada dal problema di una drastica riduzione dei rifiuti. Forse dovremmo tentare di eliminarli invece di esportarli agli extraterrestri.

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