You are here

I capolavori sconosciuti secondo Ugo G. Caruso

Simon Magus di Ildikó Enyedi al Cineclub Alphaville di Roma

Simon MagusRiparte I Capolavori sconosciuti secondo Ugo G. Caruso, rassegna ospitata periodicamente dal Cineclub Alphaville di Roma (Via del Pigneto 283). Dopo Maratona d’autunno (1980) del regista georgiano Georgij Danelija, il secondo appuntamento in programma lunedì 25 alle ore 21, prevede un originale titolo del 1999, Simon Magus, diretto dalla regista ungherese Ildikó Enyedi già autrice di prove aprezzate come Il mio XX secolo e Il cacciatore magico.

Con questa seconda pellicola ‘invisibile’ continua la serie di appuntamenti periodici che Ugo G. Caruso proporrà in versione originale con sottotitoli in italiano, appuntamenti che vedranno protagoniste pellicole rare, trascurate a suo tempo dalla distribuzione cinematografica come dalle reti televisive, irreperibili nell’home video ed introvabili addirittura in rete, spesso ignorate dagli addetti ai lavori e perciò assenti dai dizionari di cinema più consultati. Si tratta di titoli di tutto il mondo e di ogni genere, ‘collezionati’ da Ugo G. Caruso, per anni critico cinematografico, poi storico del cinema, in anni di intense frequentazioni in ogni dove, dalle sale commerciali ai cineclub, dai festival alle rassegne, dagli istituti culturali esteri ad una intensa attività di registrazione dalla televisione terrestre e satellitare, fino alle più recenti scorribande nel web. Appuntamento dunque a lunedì 25 marzo 2013 alle 21.00, imperdibile occasione destinata a tutti i cinefili e gli amanti del cinema di qualità per recuperare, forse proprio per scoprire, autentiche chicche, tanto più preziose quanto inattese ed inspiegabilmente trascurate.

Da subito il film di Ildikó Enyedi ci trasporta in un’atmosfera sospesa, incantata, a tratti surreale eppure riconoscibilissima nella sua contemporaneità. Chiamato dalla polizia francese a risolvere un delitto eccellente di cui non si riesce a venire a capo, Simon, un celebre veggente ungherese, arriva in treno a Parigi. All’arrivo lo attende una sua connazionale che gli farà da interprete durante il soggiorno parigino. Ma Simon, già alla stazione, è colpito da Jeanne, una ragazza che riuscirà a ritrovare per le strade della capitale francese grazie alle sue facoltà paranormali. Dunque, dopo aver risolto il caso di omicidio grazie ad un’intuizione insolita e geniale che desterà sensazione, Simon, maestoso, taciturno, frugale, bizzarro, magnetico (l’interprete è il grande attore magiaro Péter Andorai), si trattiene a Parigi per rivedere Jeanne. Deve però sfuggire gruppi di postulanti che lo seguono ovunque, invocando i suoi miracoli e seminare il poliziotto di origini africane assegnatogli come guida ma che, affascinato dai suoi poteri, gli si propone insistentemente come discepolo. Nel suo peregrinare per le strade di una gelida Parigi invernale, Simon si imbatte però in un altro mago, suo connazionale, un illusionista da palcoscenico, nella tradizione squisitamente ungherese di cui Houdini è l’esempio più celebre. Questi, una sorta di suo alter ego cinico e malvagio, è avido di fama e di pubblicità e pertanto lo sfida ad un duello mortale intorno al quale i media creano un’attesa morbosa e sensazionalistica. Simon vi si concede con riluttanza, pur sconsigliato dalla sua amica ungherese e dal flic, suo aspirante discepolo. Intanto, tre giorni dopo il loro ultimo incontro, Jeanne, ignara di tutto, lo attende con trepidazione nel luogo convenuto. Per comprendere il finale a sorpresa, lo spettatore non potrà fidarsi solo del proprio sguardo ma dovrà cercare una verità più profonda e indecifrabile negli occhi dei personaggi del film. Rifacendosi alla figura di Simon Mago, sedicente messia nell’antica Roma, Ildikó Enyedi costruisce una moderna favola nera che è al contempo anche una delicata storia d’amore. Attraverso un intreccio di metafore mistiche e di suggestioni esoteriche ci conduce sul terreno incerto e ingannevole della percezione extrasensoriale, fino al labile confine tra il reale e l’irreale, in un clima rarefatto che si carica continuamente di tensione.

Al pari della sfida affrontata dal mago ce n’è un’altra che è quella vinta dalla regista con questo film originale e ammaliante, vale a dire, quella di andare oltre i limiti convenzionali del visibile e del filmabile, acquisendo nuovi ed inesplorati territori alle capacità del racconto cinematografico.