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Rivoluzione in FM, dopo Audiradio arriva il Meter

Dopo il fallimento del fratello dell'Auditel, le misurazioni degli ascolti provano a cambiare tecnologia. Ma la macchina non è ancora partita e già s'inceppa

di Giulio Gargia*

Non bastavano i famigerati meter Tv dell'Auditel, ora arrivano anche quelli per la radio. Da più di un anno i diversi istituti di ricerca sulle indagini di ascolto, Nilsen, Ipsos, Eurisko e Médiamétrie, stanno sperimentando infatti i modelli di PPM, ovvero Meter Personale Portatile, su cui verranno riparametrati gli ascolti radiofonici.

In sostanza, sarà questo lo strumento con cui si formerà la classifica delle radio nazionali e locali a cui assegnare la pubblicità a seconda della quantità e del genere dei loro ascolti. In ballo ci sono 500 milioni di euro di pubblicità, che è la cifra annuale che le aziende investono nel mezzo radiofonico. Soldi che vanno divisi tra radio nazionali (quasi tutto) e locali (quasi nulla). Ma il 21 novembre, nell'ultima riunione del Tavolo Tecnico, convocato dall'AGCOM per trovare parametri condivisi tra gli operatori, questi stessi istituti hanno richiesto una condizione che rischia di fermare tutto: e cioè che siano anonimi, i risultati dei test sul campo, quelli operativi (quando il meter viene fisicamente affidato all'ascoltatore campione scelto) ovvero non si sappia da quale fonte vengono i dati. Una condizione che ha provocato una rivolta di tutti i partecipanti al Tavolo, per la mancanza di trasparenza di una richiesta  che sembra immotivata. In realtà, sembra che negli Istituti sia prevalso il timore che si formi negli operatori un pregiudizio verso un sistema o una tecnologia dell'uno piuttosto che dell'altro anticipando così una propensione verso una scelta di meter che costituisce comunque un affare per chi se lo vedrà affidato.

L'elemento di pressione su cui fanno leva gli istituti in questa fase è la gratuità delle loro prestazioni. Cercano così di convincere l'Authority e gli operatori, quasi tutti molto perplessi a giocare alle loro condizioni: per capire come si comportano sul campo i diversi meters, test solo su 200 persone, solo sulla provincia di Roma e solo su 3 emittenti locali e 3 nazionali. In più, il risultato sarà anonimo, cioè non si potrà attribuire a un Istituto piuttosto che a un altro.  A questo punto, su intervento della REA, una associazione delle emittenti locali, condiviso dalla maggioranza del Tavolo, si è richiesto all'Authority di esercitare i suoi poteri e cioè di mettere gli Istituti di fronte alle responsabilità di attribuirsi i risultati prodotti da ognuno, o altrimenti di uscire dalla sperimentazione, rischiando però in questa maniera la possibilità di aver assegnato il bando del meter. A questo punto l'Authority, accogliendo la proposta della REA e condivisa dal Tavolo, si è impegnata a riconvocare in seduta congiunta gli istituti per capire fino in fondo la loro reale volontà.

Attualmente, la radio è ufficialmente senza dati di ascolto condivisi dopo il fallimento tecnico e gestionale di Audiradio, ovvero del sistema che dava i numeri dell'audience fino al 2010. In realtà un'indagine c'è, quella Eurisko, pure molto pubblicizzata, ma è stata sconfessata piuttosto brutalmente dall'Autorità delle Comunicazioni, grazie anche ad un'istanza della REA, associazione che difende le piccole e medie emittenti locali. In sostanza, l'AGCOM ha scritto nero su bianco che “con specifico riguardo alle rilevazioni svolte dalla società Eurisko, si osserva che le stesse costituiscono esclusivamente espressione del libero esercizio di attività professionali prestate per conto dei soggetti che hanno inteso avvalersi di tali servizi, ma non possono essere considerate indagini degli indici di ascolto radiofonici nel senso delineato dalle delibere di questa Autorità in materia….” Traduzione : l'Eurisko viene pagata dalle radio a cui fornisce i dati, ma i suoi risultati non possono essere presi per buoni fino a che non saranno valutati dalla nostra istituzione. Che è poi quello che l'Autorità di settore dovrebbe fare per legge. E allora ora si prova a mettere ordine nei dati con il meter, lungamente invocato. A questo punto, saltato l'appuntamento del 21 novembre, non si sa quando saranno resi noti i risultati della fase 2 della sperimentazione avviata con le diverse tipologie di meter. In alcuni casi si tratta di una app su un cellulare, in altri di un piccolo apparecchio tipo modem che si mette in tasca. La modalità è quella “ passiva”: ovvero la persona accende il congegno e viene così registrato tutto quello che ascolta nel giro di una decina di metri. Il meter – assicurano i tecnici - è in grado di distinguere tra rumori ambientali e un discorso o un brano musicale trasmesso alla radio tramite specifici codici di decrittazione. Quindi questo sistema potrebbe sostituire il criticatissimo CATI (ovvero le interviste telefoniche) e i controversi diari (cioè la compilazione di schede giornaliere da parte dello stesso ascoltatore – campione), cioè metodologie su cui si è sfasciata Audiradio.

Ora, al di là delle notazioni troppo tecniche sugli esiti del test proposto dalla Fondazione Bordoni e dall'ISCOM ( Istituto Superiore Comunicazioni ) vedremo quale sarà il risultato dalla gara tra istituti di ricerca per assicurarsi un servizio pagato dai soldi delle stesse emittenti. C'è da notare, però, che, chiunque vinca, i dati di ascolto verranno forniti e pubblicizzati solo se una radio paga, in caso contrario nessuno, nemmeno la stessa emittente li conoscerà mai. E questa evidente anomalia non è in discussione, mentre sarebbe compito dell'AGCOM assicurare che chi già paga la concessione dell' etere non sia costretto a ripagare a terzi un dato vitale come quello della rilevazione dei suoi stessi ascolti. Visto che la legge prevede che sia la stessa Autorità a curare le rilevazioni dell'audience . L'altro problema è la vastità del campionamento, che sconta un problema di costi. Si parla di 200 meter, una quantità davvero inadeguata per un'indagine nazionale. Il presidente della REA, Antonio Diomede, che partecipa al Tavolo tecnico dell'AGCOM si chiede: “Quale soluzione intenderà adottare l'Autorità affinché le locali siano rilevate a basso costo, con un adeguato campionamento e con un metodo "omologato", di assoluta trasparenza? 200 meter ma anche 2000 sarebbero un numero penalizzante per le piccole emittenti. Noi proponiamo di integrare allora i meter con indagini via Internet da attuare con semplicissimi software dai costi irrisori, che amplierebbero di molto il campione e ridurrebbero i margini di errori di rilevazioni sempre ammessi dalla stessa Audiradio. Su quei 500 milioni di euro circolanti nel mercato della pubblicità radiofonica – continua Diomede - ci sono conflitti d'interessi che vanno debellati. Riguardo al metodo d'indagine  l'Autorità ha l'obbligo istituzionale di  determinare autonomamente regole imperative e di farle rispettare.  In tal senso devono trovare tutela e giustizia le radio locali che sono fuori dal giro delle agenzie di pubblicità nazionale per il semplice fatto che non intendono piegarsi al metodo Eurisko

*autore del libro “L'arbitro è il venduto – la radio dopo Audiradio”

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