Riccardo Tavani
A un certo punto, non ricordo bene quando, ma una sera di qualche anno fa, all’improvviso, il pittore e maestro d’arte Gualtiero Savelli mi ha chiesto un testo che andasse bene per un fumetto astratto, non figurativo. “Un fumetto astratto, ma che roba è?!?”, ho risposto con strascicata lentezza all’istantaneità di quella rapinosa, lampeggiante richiesta. “Una roba che non se ne trova molta in giro”, fu il quasi afasico responso. “E come si fa?” chiesi, strascinando e allungando al massimo il tempuscolo di quei quattro pur minimi vocaboli, nella speranza mi venisse in mente qualcosa, mentre li pronunciavo. “Beh, tipo… tu pensa a un ritmo sgangherato e non a un senso pre-appiccicato”.