You are here

Missili e virus informatici, questi i piani dell'attacco di Israele contro l'Iran

Ci siamo. Sono passati ormai mesi da quando Teheran ha annunciato al mondo di voler portare avanti il suo programma nucleare, e da quel momento Israele, Stati Uniti e paesi occidentali hanno fatto chiaramente capire di ritenerlo un vero e proprio affronto. Dal conto suo la Repubblica Islamica ha sempre smentito in modo categorico che il suo programma avesse finalità militari, ma evidentemente ciò non ha convinto le cancellerie di Washington e Tel Aviv che hanno scatenato una vera e propria guerra mediatica e diplomatica contro Teheran.

Anzi, in realtà Israele e Stati Uniti hanno fatto molto di più, basti pensare al virus informatico Stuxnet, sviluppato appositamente per sabotare le centrali nucleari iraniane, oppure agli omicidi sospetti che hanno colpito diversi scienziati iraniani che lavoravano al progetto. L’Iran però non ha ceduto, nemmeno quando gli Usa hanno inasprito le sanzioni commerciali contro la Repubblica Islamica, e quindi questo lascia presumere che Stati Uniti e Israele ora possano passare al “livello successivo”, quello di un vero e proprio intervento militare preventivo.

A dispetto di illazioni o supposizioni, questa volta il pericolo sembra essere reale, e a spingere verso un vero e proprio attacco militare è proprio Israele. Proprio negli scorsi giorni infatti il blogger israelo-americano Richard Silverstein ha pubblicato sul suo blog, Tikun Olam (Curare il mondo), un estratto di un dossier che gli sarebbe stato dato da una fonte israeliana di alto livello vicina al ministero della Difesa.

Secondo il rapporto Israele sarebbe pronto ad attaccare anche da solo gli obiettivi in Iran, e anzi questo attacco sarebbe già stato progettato nei minimi dettagli. Si tratterebbe di un attacco coordinato contro Teheran, un attacco che avverrà non solo con il lancio di missili balistici, ma anche tramite una aggressione cibernetica in grado teoricamente di paralizzare dall’interno la Repubblica Islamica.

Sostanzialmente il dossier parla di un attacco che avverrebbe in tre fasi: nella prima Israele ricorre alla tecnologia per sabotare internet, radio e telefoni; nella seconda Tel Aviv lancia missili balistici in grado di coprire una distanza di 300 chilometri con i suoi sottomarini nel Golfo Persico; e infine nella terza ed ultima fase Tel Aviv lancia dei missili da crociera per distruggere i sistemi di comando e controllo oltre che le residenze del personale coinvolto nel piano di arricchimento dell’uranio.

Dopo la prima ondata di attacchi,un satellite passerà sopra l’Iran per valutare i danni agli obiettivi. Le informazioni saranno quindi trasferite ad alcuni velivoli da guerra invisibili ai radar e inviati in Iran per finire il lavoro, colpendo un elenco ristretto di obiettivi. Insomma, se questo dossier fosse autentico, allora nei prossimi mesi potremmo vederne delle belle, tanto più che l’Iran da tempo investe parecchie risorse nella Difesa proprio in vista di una possibile aggressione da parte israeliana.

E se a novembre la corsa alla Casa Bianca venisse vinta da Mitt Romney, colui che ha dichiarato che gli israeliani sono “culturalmente superiori” rispetto ai palestinesi, ecco che le possibilità che Washington, anziché contenere Israele, al contrario spinga per una soluzione “muscolare”, si farebbero molto concrete. Ma a quel punto, Tel Aviv potrebbe già aver dato fuoco alle polveri, per la gioia, si fa per dire, di Barack Obama, che si troverebbe tra le mani una ulteriore patata bollente da gestire proprio nel momento peggiore.

da pubblicogiornale

Categorie: