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Un brindisi col sakè per il maestro Yasusjiro Ozu

Nel cinquantenario della morte del grande regista giapponese (1903-1963) martedì 17 dicembre alle ore 21 il Cineclub Alphaville di Roma ospita Il mondo visto nella prospettiva tatami, una serata-tributo a cura di Ugo G. Caruso. Nel corso dell’incontro sarà proiettato il suo ultimo film Il gusto del sakè (1962).

Il 12 dicembre 1963, battuto dal cancro, esalava l’ultimo respiro Yasujirō Ozu (o, alla maniera nipponica che vuole il cognome anteposto al nome, Ozu Yasujirō). Macabra coincidenza o estensione coerente delle simmetrie armoniche che governarono il suo cinema, il regista moriva proprio il giorno del suo sessantesimo compleanno, lasciando incompiuto il progetto a cui lavorava con l’inseparabile sceneggiatore Kōgo Noda, gemello artistico e morale di un’annosa e affollata carriera. Un lungometraggio echeggiante, manco a dirlo, i motivi diffusamente cantati nelle ultime opere e non solo: genitori ormai anziani, fanciulle in età da marito, affetti ovattati ed emozioni crepuscolari.  Il film sarà diretto da Shibuya Minoru e, battezzato Daikon to ninjin, uscirà nel 1965. Pertanto, l’ultima pellicola realizzata da Ozu e che ragioni indipendenti dalla volontà personale archiviano come definitiva è, nel 1962, Sanma no aji (Il gusto del sakè). Benché, lo si ribadisca, Ozu non considerasse esaurita la sua vis poetica e parlare di testamento sia, pertanto, improprio, Il gusto del sakè concentra nella sua formula chimica l’essenza del cineasta. Ricordarne e commemorarne il cinquantenario significa cogliere, quindi, un’occasione preziosa per meditare e rimeditare sensi e significati di una filmografia che, invecchiando, a differenza dei personaggi ritratti, non incede verso il declino ma si rivela, una volta di più, depositaria di una lezione spirituale sempreverde.

Al termine dell’incontro ci si congederà con un brindisi a base di sakè, alla memoria del maestro giapponese, in un clima di informale cordialità.