You are here

Tom Jobim, il rivoluzionario della bossanova

A Rovito (Cosenza) martedì 22 luglio alle ore 21.15 è in programma un omaggio al grande compositore brasiliano Antonio Carlos Jobim proposto da Ugo G. Caruso, assiduo frequentatore della musica brasiliana e "bossanovista ad honorem" che per l'occasione si è avvalso della consulenza di Sergio Hovaghimian, infaticabile divulgatore della cultura brasiliana dal suo blog e tra i principali esegeti dell'opera di João Gilberto.

Dopo la riproposizione della settimana scorsa di It's all true, il capolavoro incompiuto di Orson Welles che documenta la sua sfortunata trasferta brasiliana del 1942 nella riedizione del 1993, il Cineforum Falso Movimento, colmando in parte il vuoto di iniziative culturali estive del vicino capoluogo, dà appuntamento nel centro presilano per la seconda serata brasiliana curata da Ugo G. Caruso e dedicata appunto ad Antonio Carlos Brasileiro de Almeyda Jobim, più semplicemente noto come Tom Jobim, principale artefice con Vinicius de Moraes e Joao Gilberto della rivoluziome musicale rappresentata dalla Bossanova, autore di un canzoniere senza confini e senza tempo, insomma "o maestro soberano", secondo l'affettuosa definizione di Chico Buarque de Hollanda, suo amico, collega e discepolo.

Rimanendo nel paese che è stato scenario del Mondiale di calcio appena concluso, l'ottavo incontro del ciclo Ombre sonore. Storie di musica attraverso il cinema, la rassegna ideata da Ugo G. Caruso e Giuseppe Scarpelli prevede il bellissimo documentario del 2012 A musica segundo Tom Jobim firmato da Nelson Pereira dos Santos, a sua volta regista di punta del Cinéma Novo brasiliano che si rivelò al mondo pressapoco negli stessi anni. Fedele al motto di Jobim secondo cui "a linguagem musical basta", Pereira dos Santos, che fu suo grande amico in vita, ne racconta la carriera e ne illustra l'opera solo attraverso le sue canzoni, rinunciando originalmente alla voce fuori campo. Le immagini in bianco e nero di un Brasile negli anni a cavallo tra la fine dei cinquanta e l'inizio dei sessanta che lo videro proporsi all'attenzione mondiale attraverso la musica (la Bossanova), il cinema (la Palma d'oro a Cannes nel 1959 ad Orfeu negro di Marcel Camus e subito dopo l'affermazione del Cinéma Novo), il calcio (i due mondiali vinti di seguito nel 1958 e nel 1962 dalla Seleçao con Pelè, Garrincha, Didi, Vavà, ecc.), l'architettura con le innovazioni ardite introdotte da Oscar Niemeyer e Lucio Costa nella progettazione della nuova capitale Brasilia, fanno da controcanto alle immortali melodie di Jobim riproposteci dai tanti grandi interpreti brasiliani ed internazionali che, folgorati dalla malinconia e al contempo dall'effervescenza di quella musica nuova, la adottarono immediatamente nei loro repertori. Dunque sullo sfondo della statua segnaletica del Cristo Redentor, avvistato dall'aereo o delle spiagge di Copacabana ed Ipanema, dal febbrile movimento di auto nelle eleganti avenidas di Rio de Janeiro o dei lavoratori ammassati ogni giorno nelle corriere, riascoltiamo i capolavori immortali della Bossanova: Chega de saudade, A felicidade, Samba de uma nota so, Se todem fosse iguais a voce, Corcovado, Garota de Ipanema, Outra vez, Samba do aviao, Insensatez, Agua de beber, Desafinado, Ela é Carioca, Retrato em branco e preto, Aguas de marco, Wave, Passarim e tante altre ancore. Senza neppure una parola di commento rivediamo queste performances memorabili, a partire dalla voce dello stesso Jobim e attraverso una parata di star della musica popolare brasiliana (Alaide Costa, Elizeth Cardoso, Sylvia Telles, Elis Regina, Miucha, Nara Leao, Maysa, Nana Caymmi, Gal Costa, Chico Buarque, Gilberto Gil, Caetano Veloso, Milton Nascimento, Paulinho da Viola, per arrivare ad Adriana Calcanhotto e a Carlinhos Brown) della musica leggera americana (Frank Sinatra in un delizioso duetto col compositore, Sammy Davis jr., Judy Garland), di grandi jazzisti (Dizzy Gillespie, Errol Garner, Gerry Mulligan, Oscar Peterson, Gary Burton) vocalist jazz (Ella Fitzgerald, Sara Vaughn, Diana Krall, Stacey Kent), vedettes francesi (Jean Sablon, Henry Salvador, Pierre Barouh, Lio), o italiane (c'è la nostra Mina in uno strepitoso nunero con balletto a Studio Uno), internazionali (la danese Birgit Brüel o la nippo-brasiliana Lisa Ono) fino all'ORF Orchestra di Vienna come pure alla Banda della Scuola di samba di Mangueira. Senza dimenticare l'amico poeta e coautore di tante canzoni, Vinicius de Moraes e il figlio Paulo Jobim. Colpisce invece l'assenza di João Gilberto, l'inconfondibile voce della Bossanova che con il suo caratteristico batuke contribuì all'invenzione di uno stile radicalmente nuovo e di Stan Getz, il grande sassofonista americano, forse il primo jazzista a scoprire la musica di Jobim e a farla conoscere negli USA in storiche registrazioni proprio accanto a João Gilberto e a sua moglie, la cantante Astrud Gilberto. Il film di Pereira dos Santos, cui ha collaborato anche la figlia del compositore, Dora Jobim, resta comunque non solo una godibilissima parata di grandi artisti ma pure un affettuoso ed originale tributo ad un autore inarrivabile, quasi una sorta di moderno monumento sonoro senza retorica o parole superflue che nulla avrebbero potuto aggiungere allo straordinario materiale proposto.

Categorie: