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Addio a Renato Bialetti, alter ego dell'omino coi baffi che a Carosello ci insegnò come fare un buon caffè

Ugo G. Caruso, studioso di cultura di massa e fondatore del Movimento Telesaudadista, sodalizio culturale che in passato ha dedicato a Carosello svariati eventi, ricostruisce per noi l'importanza nell'immaginario e nel costume italiano della moka lanciata dall'industriale scomparso nei giorni scorsi.

di Ugo G. Caruso

"S-E-M-B-R-A-F-A-C-I-L-E-F-A-R-E-U-N-B-U-ON-C-A-F-F-È", le lettere scandite ad una ad una dalla grafica animata e dalla voce di Raffaele Pisu riproponevano enfaticamente una delle questioni da sempre ritenute di capitale importanza e come tale tra le più dibattute nel belpaese, ovvero come si prepara un buon caffè. "Sembra facile -ammoniva dal teleschermo un buffo omino con i baffi spioventi, protagonista di Carosello sin da subito- ma non è facile". Dunque quella modesta sapienza necessaria per esaltare la bevanda preferita dagli italiani che ciascuno presumeva di possedere, poteva pure essere ingannevole e non sufficiente per il buon esito finale. L'omino con i baffi introduceva, diciamocelo, un interrogativo inquietante, sgretolava false certezze, rendeva incerto un rito del vivere quotidiano, sollevava un dubbio non da poco. Già Eduardo De Filippo in "Natale in casa Cupiello" bollava la consorte inappellabilmente con una sentenza che suonava come un amaro bilancio esistenziale: "chella o' cafè non l'ha mai saputo fare". Erano, è vero, i tempi della vecchia caffettiera napoletana, in seguito sostituita dalla moka, più facile da usare, più moderna, indissolubilmente legata agli anni del boom economico. Se era stato Alfonso Bialetti nel 1933 a brevettare la nuova macchinetta capace con l'acqua in pressione di estrarre più principio attivo di quella semplicemente bollita, ad imporla come nuovo strumento e a farla entrare nelle case degli italiani fino a raggiungere una posizione dominante sul mercato e poi divenire quasi sinonimo esclusivo dell'arte di fare il caffè, fu suo figlio Renato, autentico genio del marketing, scomparso nei giorni scorsi all'età di novantatre anni ad Ascona, nella sua casa nel Canton Ticino. Considerato un eccentrico dagli amici perchè non era usuale allora far costruire una gigantsca sagoma di cartone della caffettiera per esporla alla fiera di Milano. Ma la svolta si ebbe quando l'imprenditore piemontese convocò il dosegnatore Paul Campani per commissionargli un comunicato pubblitario che reclamizzasse il prodotto a Carosello. Egli stesso fece da modello all'omino con il volto ovale ed i baffoni. Nel 1958 il nuovo personaggio debuttò con successo a Carosello divenendone subito una star destinata ad essere riproposta fino alla controversa soppressione del più popolare programma televisivo di sempre e sopravvivendogli nella memoria degli spettatori di ogni età. D'altronde, il cartoonist modenese Paul Campani, fondatore della Paul Film, è stato uno dei maestri dell'animazione italiana ed insieme allo sceneggiatore Max Massimino Garnier è l'autore di una serie foltissima di personaggi resi molto popolari da Carosello, da Angelino per Supertrim a Toto e Tata per Motta, da Il Signor Taldeitali per Simmenthal al Professor Poff per le Terme di San Pellegrino, da Gigino Pestifero per Tanara a Svanitella e Riccardone per Superiride, dagli Amici di Gioele per Colussi a Miguel con testi e musiche di Romano Bertola per Talmone dal Professor Giustatut per Bisleri ai Briganti Mattacchioni per Parmigiano Reggiano, dal Dr. Knapp dell'omonimo cachet con vitamina B1 a Pupa e Bob Bob per Zoppas, tanto per citarne qualcuno.

L'effetto dell'omino coi baffi fece schizzare alle stelle la produzione, basti dire che nella fabbrica di Crusinallo dalle settantamila caffettiere all'anno si arrivò ad un milione di pezzi. La moka diventò un pezzo indispensabile in ogni casa. E di lì a poco non solo in quelle italiane. Neanche la recente diffusione delle cialde o la mutata concezione dell'espresso con la rivoluzione (involuzione) del gusto individualizzato introdotto dalla catena di Starbucks ne ha ridotto l'egemonia. Probabilmente perchè nessuna cialda può sostituire il piacere del caffè fatto con la moka. La cialda, parente del fast food, è il caffè veloce. Basta premere un pulsante e l'espresso è pronto. Per ora però il piacere di prepararsi "un buon caffè" con le proprie mani e attendere quei cinque minuti prima che l'aroma si sparga nell'ambiente domestico è una sensazione cui la maggioranza degli italiani non intende rinunciare. In seguito si vedrà. Frattanto i Bialetti si sono chiamati fuori ed hanno venduto da tempo la loro azienda ad un'altra famiglia, i Ronzoni di Brescia che hanno invaso il territorio peninsulare con una catena di negozi in cui accanto al marchio Bialetti campeggia più che mai il sempiterneo omino coi baffi. Un'identificazione totale con la tradizione di famiglia perchè nato da un'ispirazione semplice e sincera. Molto prima che Amadori o Rana mettessero la faccia nelle loro campagne pubblicitarie, ancor prima che il Dottor Ciccarelli apparisse in carne ed ossa a Carosello per moderare i toni entusiastici con cui Giorgia Moll reclamizzava la sua Pasta del Capitano. L'invenzione di Alfonso Bialetti portata al successo da suo figlio Renato con le sue trovate di marketing quando ancora la parola non esisteva fa pure bella mostra di se al Moma di New York. Sembra anche questo un gioco di parole, uno slogan da Carosello: la moka al Moma. Ed in effetti quando nessuno parlava ancora di creatività, questa già esisteva, eccome!

E' stato osservato come forse non è un caso che Renato Bialetti fosse coetaneo e compaesano di Gianni Rodari e con concorrenti e compaesani nei paraggi del lago d'Orta che si chiamavano Alessi e Lagostina. Una dedizione totale alla propria creatura, dicevamo, anche dopo la cessione del marchio. Succede. E' già accaduto. Ma Renato Bialetti è andato oltre. Persino oltre la morte nell'identificazione con la moka, eletta a suo stesso simbolo. Ed infatti, come riportato con scalpore dai media, i tre figli Alessandra, Antonella ed Alfonso hanno disposto le ceneri del padre in un'apposita caffettiera con tanto di omino coi baffi, per le esequie svoltesi nella chiesetta di Montebuglio, frazione di Corte Cerro. La cosa ovviamente ha fatto un certo effetto ai presenti ma gli stessi, conoscendo da vivo Renato Bialetti, non hanno avuto niente da obiettare. Quando la creatività è "bigger than life".

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