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Perchè la TV d'estate fa ancora più schifo del resto dell'anno?

Un fenomeno legato ai criteri Auditel e a una visione superata dell'Italia

di Luca Cadura

Ci risiamo. Come da copione (anzi da palinsesto), le grandi televisioni generaliste a metà giugno hanno chiuso bottega per ferie e se ne riparla a metà settembre.

E ora lo Squalo si fa la sua Auditel

di Giulio Gargia*

Che differenza c'è tra Murdoch e Genny 'a carogna? Che con il secondo si può trattare. Gira questa battuta, da qualche giorno, negli uffici dell'Auditel, dopo il lancio dello Smart Panel di Sky. Da quando è apparsa nel panorama dell'etere, i rapporti tra la nuova Tv e il vecchio rilevatore degli ascolti, l'Auditel, non sono mai stati idilliaci. Le diatribe sull'audience sono state all'ordine del giorno, con frequenti incursioni nei tribunali e richieste di danni. Oggi la Tv di Murdoch segna un punto a suo favore, lanciando il suo sistema di rilevazione. Praticamente, un'Auditel fatta in casa, ma con un dispiego di mezzi che non ha nulla a che invidiare a quella ufficiale: subito un campione di 5.000 famiglie, a pareggiare le 5.127 dell'Auditel, per arrivare a 10.000 entro pochi mesi. Ma che bisogno aveva Sky di raddoppiare un sistema degli ascolti già esistente? La prima risposta, quella che non si può dare, è che anche loro non si fidano dei dati. La seconda, quella ufficiale, è affidata alle parole di Eric Gerritsen, vicepresidente esecutivo di Sky Italia per la Comunicazione e gli affari istituzionali.

Rivoluzione in FM, dopo Audiradio arriva il Meter

Dopo il fallimento del fratello dell'Auditel, le misurazioni degli ascolti provano a cambiare tecnologia. Ma la macchina non è ancora partita e già s'inceppa

di Giulio Gargia*

Non bastavano i famigerati meter Tv dell'Auditel, ora arrivano anche quelli per la radio. Da più di un anno i diversi istituti di ricerca sulle indagini di ascolto, Nilsen, Ipsos, Eurisko e Médiamétrie, stanno sperimentando infatti i modelli di PPM, ovvero Meter Personale Portatile, su cui verranno riparametrati gli ascolti radiofonici.

In sostanza, sarà questo lo strumento con cui si formerà la classifica delle radio nazionali e locali a cui assegnare la pubblicità a seconda della quantità e del genere dei loro ascolti. In ballo ci sono 500 milioni di euro di pubblicità, che è la cifra annuale che le aziende investono nel mezzo radiofonico. Soldi che vanno divisi tra radio nazionali (quasi tutto) e locali (quasi nulla). Ma il 21 novembre, nell'ultima riunione del Tavolo Tecnico, convocato dall'AGCOM per trovare parametri condivisi tra gli operatori, questi stessi istituti hanno richiesto una condizione che rischia di fermare tutto: e cioè che siano anonimi, i risultati dei test sul campo, quelli operativi (quando il meter viene fisicamente affidato all'ascoltatore campione scelto) ovvero non si sappia da quale fonte vengono i dati. Una condizione che ha provocato una rivolta di tutti i partecipanti al Tavolo, per la mancanza di trasparenza di una richiesta  che sembra immotivata. In realtà, sembra che negli Istituti sia prevalso il timore che si formi negli operatori un pregiudizio verso un sistema o una tecnologia dell'uno piuttosto che dell'altro anticipando così una propensione verso una scelta di meter che costituisce comunque un affare per chi se lo vedrà affidato.

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