La monnezza di Napoli, da protagonista a s-comparsa
di Tony Medina
Che fine ha fatto Baby Jane? I rifiuti di Napoli come nel film di Robert Aldrich. Prima i riflettori, poi il buio. Infine, la regressione. 2007/2008: i cumuli invadono Napoli e per tv e cineasti è la pacchia. Maggio 2008: il governo Berlusconi appena insediato si riunisce a Napoli. La pacchia continua con lo spot sul premier-zelig-operatore ecologico. Marzo 2009: si collauda l’inceneritore di Acerra. La pacchia non finisce mai, col premier-zelig-presentatore dell’ottava meraviglia del mondo. Dopo lo spottone, la rimozione dei rifiuti e del problema. La gloriosa monnezza non affascina più nessuno. Sorella Blanche-Bertolaso le ruba la scena, tra terremoti e grandi eventi. E’ buio per plastica, vetro, carta e umido. Però questa è materia e non può scomparire. Comincia la regressione. I rifiuti tornano dov’erano vent’anni fa: nelle discariche. I fossi non sono sempre quelli, ma ‘o sistema è lo stesso. Sono nove quelle autorizzate dalla legge 123 del 2008. Quella decisiva è a Cava Vitiello, la più grande. Si trova a Terzigno, sul Vesuvio. Senza di questa, è altro disastro annunciato. Ma andiamo con ordine.